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Area svago => Social network => News => Topic aperto da: nuvolotta - Aprile 09, 2017, 07:23:49
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Wangari Maathai
Wangari Muta Maathai (Ihithe, 1º aprile 1940 – Nairobi, 25 settembre 2011) è stata un'ambientalista, attivista politica e biologa keniota.
Nel 2004 è diventata la prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace». È stata membro del parlamento keniota e Assistente Ministro per l'Ambiente e le Risorse Naturali nel governo del presidente Mwai Kibaki, fra il gennaio 2003 e il novembre 2005. Apparteneva all'etnia kikuyu.
Biografia
Fu la prima donna centrafricana a laurearsi, nel 1966 in biologia, presso l'Università di Pittsburgh, dove aveva potuto recarsi grazie al programma "Ponte aereo Kennedy" (che forniva una borsa di studio ai migliori studenti africani) e dove lavorò dallo stesso 1966 presso la facoltà di Biologia, dipartimento di zoologia.
Nel 1976 si iscrisse nel Consiglio nazionale delle donne del Kenya, assumendone la presidenza nel 1981, mantenuta fino al 1987, anno in cui abbandonò l'associazione.
Attivista e fondatrice nel 1977 del Green Belt Movement, intraprese negli anni novanta una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi della natura e del disboscamento in particolare, per suo tramite sono stati piantati oltre 51 milioni di alberi in Kenya per combattere l'erosione del terreno..
Premio Nobel
Fu insignita del premio Nobel nel 2004 per il suo contributo ad uno sviluppo sostenbile, alla democrazia ed alla pace. In questo periodo le fu attribuita l'affermazione di essere convinta che l'HIV fosse un virus creato in laboratorio "per sterminare i neri", affermazione che lei ripetutamente negò di aver fatto.
Il 10 febbraio 2006 ha partecipato alla Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006, portando per la prima volta nella storia la bandiera olimpica insieme ad altre sette celebri donne. Ha anche partecipato al congresso internazionale Foederatio Pueri Cantores come rappresentante del Kenya.
Malata di tumore da lungo tempo, è scomparsa nel settembre 2011 all'età di 71 anni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Wangari_Maathai
Green Belt Movement
La Green Belt Movement è un'organizzazione non governativa creata dalla biologa e attivista keniota Wangari Maathai nel 1977 e formata da donne provenienti da aree rurali.
Le donne coinvolte vennero incoraggiate dalla stessa biologa a piantare alberi di origine indigene, alberi da frutto e piccoli arbusti. A partire dalla fondazione, l'organizzazione ha piantato e favorito la crescita di più di 45 milioni di alberi.
Il movimento è stato d'ispirazione al movimento Plant for the Planet.
https://it.wikipedia.org/wiki/Green_Belt_Movement
Plant-for-the-Planet
Plant-for-the-Planet è un progetto finalizzato alla promozione di iniziative volte a fermare il cambiamento climatico globale. L'iniziativa consiste nel piantare più alberi possibili per contrastare gli effetti dannosi dovuti all'anidride carbonica.
Origine
Nato dall'iniziativa di un bambino tedesco Felix Finkbeiner che a 9 anni, dopo che gli è stata spiegata la fotosintesi clorofilliana a scuola e fatta una ricerca sui cambiamenti climatici, si è imbattuto nella storia di Wangari Maathai, che aveva lavorato per piantare oltre 30 milioni di alberi in tutta l'Africa fondando il movimento Green Belt Movement. Sotto la spinta di Felix, il 28 marzo 2007 venne piantato il primo albero nella sua scuola. Il giovane si è fissato l'obiettivo di piantare un milione di alberi nella sola Germania, e che ogni i bambini potessero piantare 1 milione di alberi per ogni paese della terra. Dopo un anno erano già 150.000 gli alberi piantati. Nel 2008 Felix è riuscito a presentare la sua iniziativa all'assemblea della Nazioni Unite. Il 4 maggio 2011 ha raggiunto il suo primo obiettivo: ha pianto il milionesimo albero davanti ai ministri dell'ambiente di 45 nazioni.[1] Nel 2011 viene fondata ufficialmente la fondazione e Felix per due anni stesso a guidarla.
Sviluppo
Dalla sua creazione nel 2007, l'organizzazione si è sviluppata in un movimento mondiale. Nel mese di agosto 2009, Felix ha parlato alla Conferenza Tunza per l'infanzia e la gioventù dell'UNEP a Daejeon, Corea del Sud, dove ha promosso Plant-for-the-Planet ed è stato in grado di ottenere il sostegno dei bambini di tutto il mondo, promettendo di piantare 1 milione di alberi nei loro paesi. I principali posti dove vengono sentiti gli effetti del cambiamento climatico sono i Sud del mondo, che ne soffrono di più anche se hanno fatto di meno per causare il problema, è proprio in queste nazioni che la fondazione agisce maggiormente, andando a creare frutteti per cercare di sviluppare l'agricoltura. Nel 2011 UNEP ha affidato la gestione della Billion Tree Campaign alla fondazione Plant for the Planet.
Accademia
Plant for the Planet offre giornate di formazione chiamate in gergo Academies: bambini che hanno già partecipato ad altri incontri parlano ai nuovi bambini per insegnare loro la crisi climatica e per formarli come ambasciatori per la giustizia climatica. Attraverso il lavoro e le presentazioni di gruppo ai bambini si insegna la giustizia climatica e gli si insegna a preparare e presentare le loro idee agli altri in maniera sicura ed emozionante. Come ambasciatori per la giustizia climatica, questi bambini hanno le conoscenze e gli strumenti per educare ulteriormente i loro amici, le scuole e le famiglie su Plant-for-the-Planet. I bambini imparano come organizzare un evento per piantare alberi e in seguito anche come organizzare un Academy di loro iniziativa. Queste academies durano generalmente 1 giorno e la partecipazione è gratuita.
Partner
I bambini del Plant-for-the-Planet hanno avuto il sostegno di adulti: il professor Klaus Töpfer è il principale promotere dell'organizzazione. La Fondazione AVINA, il Club di Roma e il Global Marshall Plan offrono sostegno amministrativo all'organizzazione. Le società Develey, Ernst & Young, Hess Natur, NWG e Toyota danno anche un sostegno finanziario.
https://it.wikipedia.org/wiki/Plant_for_the_Planet
Una delle storie raccontate nel libro
Good Night Stories For Rebel Girls.